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Che cos’è Ikebana?

Alla ricerca dei motivi culturali che fanno della composizione floreale una pratica di vita,
Se è esperienza ormai comune anche in Italia fare dell’IKEBANA, se tale termine viene facilmente associato a una composizione floreale, tuttavia esiste ancora il pericolo di un approccio ad esso errato o, quanto meno, sviante.
Ben consapevoli della difficoltà che presenta una pratica di vita quale quella dell’IKEBANA, nata da una situazione culturale precisa e trasferita in un ambiente notevolmente diverso quale il nostro, proprio per questo motivo ci sembra utile e necessario fare alcune precisazioni che ci permettono di reinserire tale prodotto nel suo contesto, ridandogli il suo vero significato e riportandolo alle dimensioni e agli obiettivi che gli competono.

Il significato di “ikebana” e quello di “kado”
Cominciamo dall’analisi del termine. IKEBANA viene dall’espressione giapponese “HANA o IKERU”, nella quale “HANA” sta per fiore e “IKERU” copre un’area semantica ben vasta che va dal senso generale di vivere, essere vivo e reale, al senso particolare di comporre, ornare, disporre. Quello di
IKEBANA, dunque, è un vocabolo che indica la sola e semplice pratica di mettere insieme dei fiori e dei rami, secondo un certo gusto e determinate regole; è un vocabolo tecnico che, come tale, evidenzia la pratica puramente formale della composizione floreale. E’ estremamente indicativo il fatto che in Giappone lo si usi raramente nella forma sostantivale e gli si preferisca la locuzione “HANA o IKERU” o il termine di
tipo filosofico “KADO”, mentre da noi, nel mondo occidentale, sia stato proprio il vocabolo tecnico ad essere stato adottato, quasi a voler privilegiare il momento pratico e contingente nella ben più complessa e completa esperienza che fare dell’IKEBANA comporta.
“KADO”, che letteralmente vuol dire “la via dei fiori”, è un termine nato dalla necessità di esprimere l’impegno interiore che la pratica dell’IKEBANA richiede, al pari di qualsiasi altra sia di tipo artistico (SADO per la cerimonia del tè, SHODO per la calligrafia), sia di tipo sportivo (JUDO, KENDO, AIKIDO e via dicendo, per le varie arti marziali). “DO”, infatti, indica la via che si deve percorrere per ottenere e sviluppare una spiritualità sempre maggiore – in altre parole, la realizzazione del proprio io –, attraverso una pratica di vita che ne rifletta la ricchezza interiore. Si chiarisce in tal modo il significato del termine, legato a una esperienza di vita che coinvolge tutto l’individuo nella sua fisicità e spiritualità.
Nel prossimo numero analizzeremo i motivi che hanno determinato la nascita e lo sviluppo di pratiche di questo tipo.



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